di Gilberto Bertini

La Maremma è una terra incantata nel lato sud ovest della Toscana, propagazione selvaggia tra boschi, mare e spazi immensi, si espande dall’epicentro Amiata, sacra montagna (per dirla alla Jodorowski), che più di ogni altro angolo della regione dimostra come l’incedere del tempo sia solo un fattore relativo. Niente scorre, tutto scorre: ovviamente tutto è in movimento, cambiano i campi seminati, spesso in linea con le PAC europee, purtroppo le api stanno sempre peggio e il caldo anomalo morde ed erode il suolo, ma in Maremma si esce dalla contemporaneità fatta di guerre vere e digitali, rivoluzioni artificiali e orlo di crisi nucleari e si entra in uno spazio-tempo molto più simile ad un quadro del Giovanni Fattori che ad una creazione dell’Intelligenza Artificiale. Tuteliamo la Maremma dal presente. Verde e rigogliosa dagli anni 60 del ‘900, un lungo passato mortifero dovuto al segno della zanzara anofele, ed un arcaicità legata all’ingegno etrusco che realizzò una fitta rete di irrigazione facendone un immenso campo fertile.


Ovviamente non manca il vino, in questa parte di mondo si trovano, partendo dalla Maremma più alta, altresì chiamata Costa degli Etruschi, la zona di Suvereto e Val di Cornia, poi scendendo nell’oltregrossetano è diffuso il Morellino di Scansano, vino dei borghi antichi come Montemerano, le Terme di Saturno e la perla Pereta, e poi una distesa di Vermentino che riflette il colore del sole, vigne e colline cingono l’ampio e libero territorio maremmano.

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